martedì 11 novembre 2008

Ad un primo avvicinamento, un accostamento del lettore odierno alla poesia sufica può apparire straordinariamente difficile, se non addirittura impossibile, e questo, per una pletora di motivi: in primo luogo è raro che si possano avvicinare i testi in lingua originale, il che, essendo particolarmente importante nel caso di scritti poetici, lo è a maggior ragione in questo contesto di versi composti in stati di coscienza che richiedono una certa illuminazione anche da parte del lettore per essere correttamente intesi: il fatto che i Sufi, tra l'altro, usino un certo gergo tra di loro, indica quanto questa particolarità possa risultare importante; inoltre, la distanza da noi è notevole, sia in termini cronologici che spaziali, e si tratta di poeti ispirati da una certa contestualità nell'ambito della religione islamica; in un mondo in conflitto come, purtroppo, quello in cui viviamo, risulta a maggior ragione poco probabile che il lettore occidentale si avvicini a questi capolavori.
L'approccio a questo tipo di poesia è a carattere mistico e religioso, molto lontano dal materialismo nel quale siamo imprigionati, tuttavia, la nostra tradizione letteraria, spesso ispirata più o meno alla lontana proprio dal Sufismo ( è il caso da es. di Dante Alighieri o del " Cantico delle creature " di Francesco ), può risultare un valido strumento di approccio. Guardando le cose in prospettiva, però, possiamo facilmente accorgerci di come in realtà la poesia dei Sufi sia ancora oggi valida e per tutti: i contenuti sono talmente alti ed elevati da permettere di gettare uno spiraglio su momenti importanti della vita spirituale dell'uomo, e ci ricordano che la vita religiosa, sotto qualunque forma si presenti, se vissuta nella sua pienezza, porta alla gioia, perché, se non c'è gioia, come ci può essere amore? Vedremo anche come " Il Cantico delle creature ", di fatto, sia il primo caso, almeno a quanto mi risulta, di " Inno alla gioia " occidentale, che segnò il passo di una tadizione che portò fino a Schiller, a Beethoven, e alla Ginestra di Leopardi. Ma passiamo a qualche esempio letterario:

Nella morte della notte, un Sufi iniziò a singhiozzare:
Egli disse: - Questo mondo è come una bara chiusa, nella quale
Siamo bloccati e nel quale, a causa della nostra ignoranza,
Spendiamo la nostra vita nella follia e nella desolazione.
Quando la Morte giungerà ad aprire il coperchio della bara,
Chiunque abbia le ali volerà verso l'Eternità.
Ma quelli senza resteranno bloccati nella tomba.
Così, amici miei, prima che il coperchio della bara sia portato via,
Fate ogni cosa in vostro potere per diventare uccelli sulla Via verso Dio,
Fate ogni cosa in vostro potere per sviluppare le vostre ali e le vostre piume.
Attar

In questo senso, possiamo fare riferimento alla famosa frase di Gesù: - Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti. - Il tema della morte in questo contesto è fortemente presente, la notte sta morendo, è il manifesto programmatico di tutto il poema, la morte della notte è l'alba o illuminazione, il mondo è una bara: la morte, trovare la strada per liberarsene vuol dire raggiungere la felicità che esclusivamente Dio sa dare. Sottolineate sono la follia e la desolazione dell'uomo, ma esse sono il frutto dell'ignoranza, ovvero del non essere ( o rendersi ) capaci di percepire l'Amore Divino: in questo senso, chiunque apra il cuore non potrà certo più soffrire, ma dovrà, prima, trovare la chiave. Ed è questo il tesoro nascosto nello scrigno che gli artisti di cui sopra, ma anche tanti altri, hanno voluto proporci. Ma andiamo avanti. La Morte apre il coperchio della bara, ma cosa uscirà da essa? Polvere o Uccelli del Paradiso? Ricordiamo assieme che i Sufi si considerano islamici, certo, ma anche Cristiani esoterici, potrebbero forse essere loro la chiave che riportera pace tra Occidente e Oriente, tra Palestina ed Israele, etc.? ( Nota del 13/10/09: questo scritto è di Gennaio, alla fine di quest'anno, già non ci credo più. ) Auguriamocelo. Ecco dunque il senso del messaggio di Cristo secondo i Sufi, e del " lavoro su se stessi ". Gesù diceva: - Il peso che vi metto sulle spalle è piccolo. -
In che modo si diventa uccelli sulla Via di Dio? Seguendo i precetti morali e religiosi con il cuore, ma anche sapendo come, in ogni occasione, applicarli. Tuttavia, il " rimanere bloccati nella tomba ", può sia indicare il Fuoco della Gehenna, che, in questo caso, parrebbe destinato a polverizzare l'anima, ma anche una, tutto sommato più clemente, reincarnazione. La quantità di inversioni di concetti e rovesciamenti di significati in questo componimento straordinario è evidente, ed è un mezzo di illuminazione. Lascio a voi cogliere ogni altra sfumatura di questo effettivamente gotico ( avviciniamoci un secondo con le nostre menti a Dante, a Giotto...torniamo indietro) e stupendo amalgama di colori e di sensazioni. Un ultimo appunto su questo poema prima di terminare: non vi è nulla di macabro, esso ricorda piuttosto la rinascita della Fenice dalle proprie ceneri, tema fontamentale, e non a caso, de " Le Mille e una notte ", è un esplosione di gioia dal dolore, del fuoco dell'amore dalle ceneri della passione, etc.
Esattamente come sappiamo avvenire anche nel " Cantico delle creature ".
Ecco un altro esempio:

Raggiungimi,
Spargiamo rose e versiamo vino nei bicchieri;
Faremo a pezzi il tetto del paradiso per rifondarlo.
Se il dolore raccoglierà armate per spargere il sangue degli amanti,
Mi unirò al portatore di vino cosicché possiamo sconfiggerle tutte.
Stringi nella mano una dolce corda, canta una dolce canzone, amica mia,
E noi potremo applaudire, e cantare, e perderci totalmente nella danza.
Hafiz di Shiraz

Naturalmente, questo canto apparentemente godereccio allude a ben altre cose, tant'è vero che il vino, ad es. è per i Sufi il simbolo dell'ebbrezza estatica della preghiera. Ma proviamo a manipolare il testo: chi deve raggiungere il poeta? L'Illuminazione, mentre la rosa è risaputamente il simbolo del segreto: le rose vengono sparse, ovvero lasciate al suolo disordinate, insomma, per così dire, il velo di Maya è caduto, e non ci sono più segreti tra il poeta e Dio, e questo è quanto dà luogo all'estasi mistica ( il vino nei bicchieri ); il terzo verso, invece, allude al fatto che l'Illuminazione è diversa per ogni singolo cercatore, così come fu diversa per grandi Maestri del passato come Gesù, Maometto, il Buddha, o Lao Tzé, ma riguarda anche numerose caratteristiche comuni, perchè diverso è lo humus psicologico fertilizzato dalla Volontà Divina, ma identica è la fonte dell'Illuminazione. Il tutt'uno con Dio è così forte da essere identificato con il " sangue degli amanti " ( allusione probabile anche alla disciplina corporea ), il portatore di vino è la Divinità, grazie alla quale ogni dolore viene sconfitto, e nessuna armata esso potrà più raccogliere per molestare il poeta. Gli ultimi versi sembrano rivolgersi direttamente ad una donna, ma più approfonditamente, possiamo vedere in essi la triade: " Dio, Donna o Sophia ( Gnosi ) od Illuminazione, Poeta Mistico. " Una triade che avrà grande successo anche in ambito europeo, e che verrà confermata da numerosi canti del Dolce Stil Novo. In Dante è chiaro che la Sophia od Illuminazione viene identificata con Beatrice.
Liberato dunque dalla Tenebra del Mondo, il mistico raggiunge la summa dell'estasi, applaude, canta, e si perde totalmente in una danza in nome dell'Amore Divino, così come si dice che fece Re Davide davanti all'Arca dell'Alleanza, che mal fu giudicato per questo, giacché egli, illuminato, compì atti di venerazione assoluta, e che corrispondevano all'espressione di una piena misura di gioia, e che non avrebbero potuto essere accettati da chi, ahimé, illuminato non essendo, un tale stato non l'aveva mai conosciuto.
E questo ci fa ritornare all'Inno alla gioia, a Schiller, a Beethoven.
Infine, un ultimo brano:

Il Vento del Mattino Diffonde.
Il vento del mattino diffonde il suo fresco profumo.
Dobbiamo svegliarci e afferrarlo in noi,
Quel vento che ci dà la vita.
Respiriamo prima che ci sfugga.
Jelaluddin Rumi

Cosa vuole significare questo meraviglioso poemetto? Innanzitutto è un invito al risveglio, alla lotta contro quelle " potenze invisibili " di cui parla Paolo di Tarso. Ma possiamo anche facilmente fare un riferimento alla prima delle poesie analizzate. Il " vento che dà la vita " è quello che ci trasformerà in uccelli capaci di volare, ad ali spiegate, fino al Paradiso, il fatto che dormiamo implica il concetto della vita come una bara chiusa, il fatto che occorra respirarlo prima che fugga implica la necessità di compiere la trasformazione prima che sia troppo tardi. Il tempo è infatti poco, ed esso scivola via come acqua di torrente, per non poter essere recuperato mai più.
Vediamo dunque che, nonostante le tematiche siano diverse, in realtà il contenuto, altamente illuminante, è lo stesso. Alla luce di questi fatti, lascio al lettore di cogliere le evidenti analogie con il " Cantico delle creature " di Francesco, come il contatto tra morte e trasformazione alla penultima trofa ( e terz'ultima, e non solo ), e la struttura simbolica del mondo e delle cose finalizzate tutte alla Conoscenza Divina.
E allora, possiamo noi occidentali odierni avvicinarci alla poesia del Sufismo? Sì, a mio avviso: le realtà trascendentali e metafisiche sono le stesse per tutti, sotto qualunque cielo e nel mezzo di qualunque cultura, e tutti sentiamo un desiderio di Dio che solo una poesia simbolica e intensa come quella Sufi può riuscire a colmare. Forse, se tornassimo ad affrontare con maggiore impegno questioni che sembriamo avere ormai dimenticato, ma che sembrano essere le più importanti per la fondazione spirituale dell'uomo, le condizioni del nostro paese, e, più in generale, dell'occidente tutto, ma anche i rapporti, ormai totalmente squilibrati, tra le varie regioni del mondo, potrebbero lentamente riacquistare un assetto più appropriato ad un'armonica convivenza. Invece, tutto lascia purtroppo intuire che ormai sia già, o che ben presto sarà, troppo tardi.
I testi tradotti e commentati in questo articolo sono tratti da:
http://wahiduddin.net/sufi/sufi_poetry.htm

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