Ogni culto mai esistito sulla faccia della Terra ( Schopenhauer sostiene addirittura che il Buddha fosse una permutazione di Mercurio, e io non sono molto lontano dal credergli ) trova la sua ragion sufficiente nella determinazione druidica secondo cui le moltitudini di Dèi non sono altro che manifestazioni di un solo Dio e di una sola Dèa che, in ultimo, possiamo riconoscere simbolicamente nel Sole e nella Luna.
I culti solari ( come il Cristianesimo, l'Islam, che però potrebbe essere una permutazione di un precedente culto lunare, come vediamo dal suo simbolo, etc. ) sono generalmente ottimisti, in quanto prevedono uno svolgimento positivo della storia cosmica, vedono il mondo terreno come un passaggio, possono prevedere la figura di un Salvatore che, come Dioniso, etc. venga smembrato per poi ricostituirsi o resuscitare ( seguendo il corso del Sole nel cielo ), oppure la presenza di una o più voci profetiche che additino il percorso da seguire allo scopo di aiutare il mondo a redimersi.
Soprattutto, però, invitano alla sottomissione, alla rassegnazione, all'obbedienza, etc. Mentre l'esatto contrario avviene in Giacomo Leopardi, che si rivolta costantemente contro la natura del mondo, e che invita ne " La ginestra " tutti gli uomini a fare lo stesso.
I culti dell'Astrum Argentinum, infatti, osservando che la luna non risorge, ma si spegne e ritorna ad illuminarsi, sono più pessimisti, vedono il mondo terreno come una punizione, finalizzata generalmente alla reincarnazione nello stesso, o, se proprio va di lusso, all'annullamento totale dell'anima ( confrontare il finale di " A Silvia " ), come avviene nel Buddhismo, non prevedono la figura di un Salvatore, ma bensì di un mondo terreno che funziona perfettamente da solo secondo leggi proprie, anche se a volte paradossali, ma comunque integrate, nella loro essenza ( come sembrano lasciar intuire le recenti scoperte scientifiche, particolarmente quelle della Fisica, in particolare quantistica, etc. ), ed invitano l'uomo, come nel caso dell'Alchimia, del Voodoo, etc. a redimersi da solo.
Massima espressione di questo pessimismo cosmico ( ma sempre e comunque inteso alla reale comprensione del mondo per il raggiungimento di una liberazione personale ) fu proprio il culto di Cibele, del quale mi propongo di dimostrare che Giacomo Leopardi fosse fattualmente un sacerdote. ( La reincarnazione non è presente in Leopardi, probabilmente perché aveva raggiunto un tale sviluppo spirituale da considerare anche una sola esistenza come pienamente sufficiente per la liberazione; d'altronde, immaginare una prospettiva di reincarnazione per Giacomo Leopardi non è qualcosa che si accetti volentieri ).
Chiunque si sia occupato anche per un breve periodo di culti lunari sa che questi trovano sostanziazione nella Magia, intesa come metodo di sviluppo spirituale necessitante il riconoscimento della quantità dei nostri bisogni, nonché la difficoltà, per non parlare dell'impossibilità, nell'arrivare alla realizzazione degli stessi. Tema questo ben presente nell'opera leopardiana. Inoltre, chiunque si intenda di Magia sa che l'opera magica può anche essere costituita da un lavoro artistico, a prescindere dall'eccellenza dello stesso ( chiaro che, nel caso in questione, parliamo di opere di portata straordinaria ), e che la metrica è sempre stata il primo strumento d'invocazione sacerdotale, e in particolare sciamanica: anche questo, sebbene valga di fatto per tutti i poeti, vale particolarmente per il nostro Leopardi.
Purtroppo, chi scrive non ha attualmente letto, del Leopardi, che i " Canti " e le " Operette morali ", e si baserà esclusivamente su questi importantisimi testi della letteratura italiana per giustificare le sue tesi.
Se confrontiamo con il suo poema più celebre: " L'Infinito " la nostra tesi, scopriamo che esso segue esattamente i movimenti lunari: il poeta ripensa alle situazioni dell'antichità ( luna crescente e piena ), quindi si accorge della loro scomparsa ( luna calante o nuova ), per poi riviverli in toto nella sua mente ( nuova luna crescente o piena ). Non a caso, infatti, il poeta termina con i versi " Il naufragar m'è dolce in questo mare ". In quanto, da che mondo è mondo, il primo effetto riconoscibile dell'Astrum Argentinum sulla nostra Terra riguarda proprio il mare, e conseguentemente le maree.
Il culto di Cibele, inoltre, rappresentava in questa Dèa la Luna ed i suoi effetti, come effettivamente avviene in tutti i culti basati sul feminino sacro, e conseguentemente il suo predominio sulla vita terrena, ma in questo caso si tratta di una matrigna insensibile, per liberarsi del predominio della quale, almeno sulla propria eventuale progenie, ci si rivolgeva alla castrazione, e per quanto riguarda Leopardi, i temi, così espressi come nel " Dialogo tra la Natura ed un islandese " sono esattamente gli stessi, e la Natura ha il volto e l'aspetto di Cibele, con tanto di leoni: inoltre, se per Leopardi non possiamo certamente parlare di castrazione fisica autoindotta, possiamo sicuramente parlare di castrazione psicologica volontaria, anche se esclusivamente al riguardo dei fini riproduttivi. Alcune voci di corridoio mi dicono inoltre che il culto di Cibele avesse un'importante rapporto con la malformazione fisica, non sono attualmente in grado di confermarle o di negarle.
In ogni caso, da un sacerdote ci aspetteremmo almeno un canto dedicato alla Dèa, e infatti eccolo, l'amarissimo " Canto notturno di un pastore errante dell'Asia " ( escludiamo qui la trattazione del breve " Alla luna ", in cui vediamo di nuovo i movimenti dell'Astrum, ma usati secondo un gioco di specchi, intendiamo infatti che la Luna alla quale il poeta si rivolge è piena, ed egli ricorda i suoi fatti passati con dolore ( luna calante o nuova ), ma questo gli porta giovamento ( luna crescente o piena ), sebbene l'affanno duri ( nuova luna calante o nuova ), con un implicito ricorso, in chiusura, all'osservazione della luna ( la precedente, ancora piena ), sottinteso nel punto esclamativo finale ( nessun autore come il Leopardi fece un tale sapiente uso della punteggiatura, ed in particolare proprio del punto esclamativo. ) In cui ancora una volta troviamo una costruzione basata sui movimenti lunari, ma questa volta secondo i moti del cielo: " Sorgi la sera e vai ", rispecchiato dal " Somiglia alla tua vita/ La vita del pastore ", e quindi: " Dimmi: ove tende( Questo vagar mio breve/ Il tuo corso immortale. " ( Si noti anche la contrapposizione breve<->immortale ), Invece luna calante nel " Vecchierel stanco infermo ", nel cui precipitare ritroviamo ancora una volta la luna nuova. In seguito si parla della nascita e dei suoi rischi ( passiamo alla luna crescente ), ed il conforto dato dalla famiglia ( luna piena ). " Ma perché dare al sole/ Perché reggere in vita/ Chi poi di quella consolar convenga? " Di nuovo Luna calante, si noti il riferimento non casuale al Sole: implicitamente il conforto dato dalla famiglia è paragonato alla luce del Sole che viene riflessa dall'Astrum. " Se la vita è sventura " ( Luna calante ) " Perché da noi si tanto dura? " ( Luna crescente e piena, infatti nella visione comune la longevità è vista come beneficio, esattamente come nei culti solari, si richiami il precedente riferimento al Sole, e non a caso successivamente ci si rivolge alla " Intatta luna " o Luna piena ): altra contrapposizione: " E' lo stato mortale " ( Luna crescente ) " Ma tu forse mortal non sei " ( Luna piena ). Con un accento più forte sullo stato di luna crescente e piena forse per sottolineare l'impatto del Sole nella figura precedente.
Chi lo desideri può dilettarsi a continuare sul testo questo gioco di specchi, nonché sugli altri, in ogni caso, la quantità di inversioni e rovesciamenti è di per sé evidente. ( Nota del 12/09/08: Questo ad una prima stesura, ma adesso mi accorgo che lo stato mortale può ben essere visto come Luna calante, mentre quel " forse " per altro accennato in una nuova contrapposizione, può ben dar luogo da un'idea di Luna nuova, come se il poeta estendesse all'inverso l'idea di mortalità anche all'Astrum, permettendoci di ritornare a vedere così nel testo equilibri perfettamente naturali ).
" Le ricordanze " ha connotazioni evidentemente antisociali, vedremo perché tra poco, trattando molto brevemente de " Il sabato del villaggio " e " La sera del dì di festa "; passiamo quindi al " Consalvo ", con la premessa che, nei culti sciamanici, la distruzione del mondo equivale alla morte del singolo, secondo la funzione di Rappresentazione già evidenziata in Schopenhauer ( altro grande esperto di Magia e di Esoterismo ). Il " Consalvo " è un vero e proprio inno apocalittico, in cui il poeta esprime a chiere lettere, così come in " Amore e morte ", la propria vocazione all'autodistruzione, nonché il raggiungimento spirituale di quella conjunctio oppositorum tanto cara agli alchimisti. Esistono molte narrazioni mitologiche che sottendono come l'amore tra il Sole e la Luna ( Eros ed Eris di eraclitea memoria, torniamo sempre lì ), inattuabile perché l'una sfugge costantemente l'altro, sia manifestazione della natura del mondo, così come dell'insoddisfazione dei desideri, etc. E riscontriamo come il bacio di Elvira a Consalvo, cui segue la morte del secondo, sia in realtà il corrispondente dell'eclisse, in cui l'amore tra i due si compie, ma al terribile prezzo della tenebra ( la morte di Consalvo ), qui vediamo una preminenza fortissima dell'istinto di Thanatos, però compensata dal fatto che Elvira ( cfr. Thomas Mann, " La montagna incantata ", in cui si spendono bellissime parole sulla funzione riproduttiva incarnata nella donna ) sopravviva, mantenendo in esistenza l'istinto di Eros ( Cfr. anche le parole di Schopenhauer, in " Parerga e paralipomena ", laddove si tratta della funzione più innocente della donna nella riproduzione, laddove l'uomo manifesta la Volontà, e la donna dona la Conoscenza per liberarsi della prima ).
Aggiungiamo alla nostra tesi " Il tramonto della luna "( tra l'altro, la quantità di Canti dedicati dall'autore all'Astrum è di per sé indicativa ), che segue queste corrispondenze a sua volta: " Scende la luna " Ovviamente Luna calante, che si rispecchia nel lasciare la vita mortale della giovinezza, ma ciò a sua volta rispecchiato dalla luna prima presente, come la giovinezza medesima ( luna crescente o piena ), " Vengono meno le lontane speranze " ( Luna calante ), e " Abbandonata, oscura/ Resta la vita. " ( Luna nuova ). " Troppo felice e lieta, etc. " ( Luna crescente ) fino a " Le pene/ Maggiori sempre, e non più il dato bene. " ( Luna piena; in realtà, la narrazione procede con toni amari, ma elevati da un cambiamento di prospettiva: si vede la situazione dal punto di vista degli Dèi, quindi dell'Astrum, quindi di Cibele, e quindi, in ultimo, della Natura medesima, e possiamo immaginare il poeta in piedi sopra un pianoro, mentre fa le sue rimostranze contro una Luna rigorosamente piena, per poter meglio esser vista e meglio essere ascoltati dalla medesima, secondo un principio che trova la prima ragione nell'antico " Picatrix ", nonché, più in generale, nei culti pagani. )
" Voi, collinette e piagge " ( Luna crescente e piena ), " Ma la vita mortal, etc. " ( Luna calante e nuova in conclusione, sostenuta dalla contrapposizione: " non si colora/ D'altra luce giammai, né d'altra aurora ".
In ultimo, e in base alle supposizioni fatte, possiamo riscontrare come " La sera del dì di festa ", ma anche " Il sabato del villaggio ", siano in realtà dei potentissimi attacchi non tanto contro i culti solari, quanto contro una società umana modellata sugli stessi, e che impedisce all'uomo il raggiungimento della felicità terrena, posponendola in un mondo ulteriore.
D'altronde, coronamento dell'opera di Leopardi è proprio " La ginestra o il fiore del deserto ", in cui, in linea con il pensiero dei culti lunari, il poeta invita gli uomini non solo a coalizzarsi contro la Natura matrigna, e quindi contro la severa Cibele, ma anche, conseguentemente, a redimersi da soli per riuscire in questo, ma soprattutto, a spremere dalla vita, per quanto ciò possa riuscire difficile, il più possibile di gioia terrena, e si concentra, perciò, non diversamente da Nietzsche, altro grande Maestro spirituale del feminino sacro, nonché eminentissimo filosofo, sui beni terreni.
In base a questo studio, mi sembra sufficientemente dimostrata l'essenza dell'opera di Giacomo Leopardi come sacerdozio del culto lunare. A tutto ciò si aggiunga, come nota a margine, lo straordinario interesse dato dal Leopardi al mondo della cucina che, messo in raffronto con quello conferito da un altro importantissimo maestro " lunare " come G.I. Gurdjieff, nonché in considerazione del fatto che la cucina è sempre stata il principale ripostiglio e luogo d'opera delle streghe, potrebbe avere un'importanza ancora tutta da considerare.
Infine, e chiedendo quindi venia con un sorriso agli insegnanti ed ai docenti che potrebbero, eventualmente, passare da queste parti incuriositi, asserisco che, storicamente, di Leopardi si è fatto l'uso che si è usualmente fatto di tutti i profeti ( ivi compreso lo stesso Gesù Cristo ), ovvero lo si è rovesciato mettendolo con la testa al posto dei piedi, ed i piedi al posto della testa. ( Fare ciò è facilissimo, basta omettere porzioni parziali del messaggio, travisare qualche cosa qui e là, ma soprattutto, le conclusioni dello stesso ), infatti, le varie forme di pessimismo che ci vengono fatte studiare nelle scuole, non sono altro che strumenti utili a nascondere la verità, ovvero la realtà lunare, e quindi individualmente liberatoria, dell'opera di Giacomo Leopardi.
Questa trattazione, dunque, costituisce il rovesciamento del rovesciamento attuato sull'opera dell'Autore, per riportare le cose al loro giusto posto.
martedì 11 novembre 2008
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