giovedì 13 novembre 2008

Gli specchi di Archimede

Muovono sull'acque all'orizzonte
Le nere turbe lontane
Delle navi romane,
Tremano le sentinelle
Sugli spalti,
Mentre il saggio procede,
Archimede,
Agli ultimi lavori
Presso la costa.

E si distinguono vele e divise,
Pure di troppa luce
Ogni arma riluce,
Ed anche l'acqua sui legni
Si fa brillante,
Mentre s'accende il fuoco,
Si fa l'aere roco
Di nebbia e fumo
Sopra le acque.

Pure sbarcano i soldati,
Mentre crepitano le navi,
Cadono le travi
In acqua e presso riva,
E le trappole,
Grate di dardi e frecce,
Scagliati oltre le brecce,
Atterriscono il nemico,
Al suo avanzare.

Ma cade la città,
Povera Siracusa amata,
E' stata conquistata,
Ed urla e strepita
Il nemico infuriante nel sacco,
Quando un milite romano
Ti uccide di sua mano,
Sancendo la sconfitta
Della tua intelligenza.

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