Nel greco mar rispecchi il tuo silenzio,
O Luna che ti muovi senza pace,
Come codesti versi in cui sentenzio
Di essere da tempo tuo seguace,
Perché guardarti da quaggiù mi piace,
E bere alla tua fonte quell'assenzio
Che dà l'argenteo raggio tuo fugace,
Così la notte qui da te presenzio.
Eppure ammetto che mi fa paura,
Questa tenace tenebra che tende
Ad oscurare ogni diurna cura,
Ad avvolgerla tutta nel suo manto:
Perché solo è finzione e non difende
Dal dolore ch'esprime questo canto.
martedì 11 novembre 2008
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