Non gli appartiene ed è rubato il sangue
Che sta rendendo roseo il suo pallore,
E' zoppo e caprino il piede, e langue,
Se non si nutre, sembra che ne muore.
Son neri gli occhi ed è il suo volto esangue,
Non vive di Fiducia, né ha timore,
Son affilati i denti, e le sue ungue
Trascina in dentro, e poi le tira fuore.
Di rado dal castello s'allontana,
Che di gemiti ed urla ognor riecheggia;
Per chi vi entra la speranza è vana,
E d'altro non riman che la paura,
Perché non potrà dir quanto vi veggia:
Non uscirà mai più da quelle mura.
martedì 11 novembre 2008
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