martedì 11 novembre 2008

Il Sermone della Montagna

Il Sermone della Montagna è il sunto dell'insegnamento evangelico, e si contrassegna come insegnamento dall'altissimo valore morale, ma qual è la verità dietro queste parole, come possiamo interpretarle nel modo corretto? Gesù è tornato dall'Egitto! Gesù è tornato dall'Egitto! E quindi ebbe modo di imbeversi di cultura classica, ma soprattutto di filosofia platonica ( a sua volta un'espressione altamente metafisica della filosofia religiosa egizia ) e stoica, e di mescolarne i precetti con le avanzatissime concezioni di Rabbi Hillel, per creare un contenuto etico veramente innovativo e storicamente esplosivo:

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli.

Si è molto trattato di questi " pauperes in spiritu ", e ciò ci autorizza a trattarne assieme anche noi. Potremmo definire il " povero in spirito " come l'uomo socratico, ossia l'uomo che, pur sapendo, non smette tuttavia di apprendere, anche e soprattutto dalla propria esistenza, e dalle esperienze di essa, e che considera questo apprendimento come una ricchezza via via acquisita, pur riconoscendosi sempre ignorante, perchè " sa di non sapere ". Questo è insomma un atteggiamento di meraviglia e stupore di fronte alla ricchezza con il quale il mondo può proporsi, ed è un avvicinarsi ad essa in qualità di povero, o di assetato che desidera abbeverarsi.

Beati quelli che piangono, perché saranno consolati.

Perché chi piange è beato? Si piange in molti modi, ma in generale si piange per un rapporto con il prossimo, o per una perdita concernente lo stesso, infatti difficilmente ci verrebbe da piangere così, da soli, senza un motivo, se non in certi momenti di autocompiacimento in cui, in ogni caso, ce la prendiamo, in realtà, con gli altri, oppure se siamo talmente appassionati e puri di cuore da riuscire a piangere per gli eventi narrati in un libro, specialmente se sono veri o comunque tratti da una storia reale. In ogni caso, chi piange testimonia di umanità. E questo dovrebbe farci riflettere, in un momento in cui viviamo una corsa al benessere e all'agiatezza che non solo rischia facilmente di farci dimenticare gli altri, ma soprattutto in cui piangere è visto come una vergogna, e si cerca generalmente di nascondersi per questa attività che, di fatto, è la più umana e dolce delle attività. Insomma, piangete di più e soprattutto, piangete in pubblico.

Beati i mansueti, perché erediteranno la terra.

Ecco il nucleo dell'insegnamento cristiano, nonché il più grande paradosso della storia: fino a Gesù, la terra apparteneva ai violenti, come Giulio Cesare o Filippo di Macedonia, dopo, invece...pure, come Napoleone o Carlo Magno, eppure Gesù ci insegna che in realtà la terra appartiene ai mansueti, perché? Affianchiamo questo versetto ad altri importanti insegnamenti di Gesù, come questo, che, di fatto, costituisce l'essenza del perdono:

Se qualcuno ti ruba la borsa, tu dagli anche il mantello, non resistere al malvagio.

Gesù, insomma, si rendeva conto che ogni nostro atto è come un piccolo e insignificante sassolino che, però, rotolando, può dare luogo a una valanga, e allora, noi possiamo essere attaccati anche mille volte al giorno: resistere, però, ogni volta, significherebbe spendere una quantità di energie che ci impedirebbe di migliorare come uomini ( il che, in sostanza, corrisponde a sapersi muovere nel mondo essendo capaci di perdonare, senza però perdere la nostra dignità personale ), o addirittura, come generalmente avviene, scaricare su un terzo le offese subite dal primo, meccanismo che si dimostra totalmente ingiusto già di per se stesso: inoltre, il malvagio vedrà qualunque reazione come un torto nei suoi confronti, e questo in ultima analisi costituisce la ragione delle faide, nonchè di una grande quantità di violenze che vediamo costantemente essere condotte attorno a noi: dell'uomo sull'uomo ( pensiamo soltanto agli effetti di ingenti spostamenti di capitali sull'economia internazionale ) dell'uomo sull'animale, nonché in generale del più forte sul più debole. In effetti, un'etica basata sul resistere al malvagio implica, sul lungo periodo, un mondo basato sull'oppressione del forte sul debole, e quindi, un mondo lontano come il Regno dei Cieli da ogni concezione etica o di giustizia.
Invece, il mansueto, vive in pace e coltiva i migliori rapporti col prossimo sì, ma anche con se stesso, ed in questo modo eredita la terra come il violento non potrà mai fare ( si confrontino con ciò le cadute di Cesare, di Napoleone, nonché di altri personaggi storici ).
La terra, insomma, appartiene realmente a chi si muove nel bene.

Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati.

Cosa vuol dire? Eppure vediamo enormi ingiustizie compiersi intorno a noi ogni giorno, pure, non diversamente dal povero in spirito di cui sopra, anche il giusto si avvicina alla sua fonte con un desiderio di abbeverarsi che, pur dissetandolo, gli permette di rendersi conto in quel caso della propria ignoranza, ma in questo della sua personale ingiustizia, il che, di fatto, è la stessa cosa.
Affianchiamo questo motto ad un altro versetto evangelico: - Non giudicate, se non volete essere giudicati. - E troveremo lì la soluzione dell'enigma, così come in quest'altro: - Egli è venuto non per quelli che si credono giusti, ma per quelli che si sentono peccatori. -
A questo punto, discreto lettore, le cose si fanno chiarissime: ci sazieremo alla fonte della giustizia non diversamente da come ci dissetiamo a quella della conoscenza, riconosceremo l'imperfezione naturale del mondo, e, conseguentemente, dell'uomo, che, non permettendoci di essere totalmente sapienti, così non ci permetterà di essere perfettamente giusti, e ci impegneremo per essere vuoi il più sapienti possibile, vuoi il più giusti possibile, pur riconoscendo sempre e comunque la nostra ignoranza e la nostra ingiustizia: questo ci permetterà di nutrire un maggiore amore per il prossimo, sapendo che le sue mancanze, in fin dei conti, sono presenti anche in noi, e non ci impedirà di coltivare la speranza in un Regno dei Cieli, o in un mondo metafisicamente perfetto che, almeno per ora, sembriamo non meritare perché, diversamente, ci troveremmo lì e non qui: infatti, anche se credessimo che questo sia realmente un'entità totalmente iperbolica proposta da Gesù per rendere più chiaro il suo messaggio di miglioramento terreno, ciò non ci impedirebbe, visti i presupposti, di considerare che potremmo comunque essere nell'errore e che un tale premio esista davvero.

Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta.

Questo versetto è un commento ed un rafforzamento ai versetti precedenti, e la naturale conclusione di essi, nonchè di una perfetta conoscenza della natura del mondo.

Beati i puri di cuore, perchè vedranno Dio.

Cosa vuol dire essere " puri di cuore" ? Abbiamo visto precedentemente come ciò sia impossibile, infatti come nessuno può essere sapiente, così nessuno può essere puro di cuore in questo mondo, ciò può significare dunque o un totalmente pessimistico paradosso, secondo il quale solo veramente pochi illuminati ( come Gesù o il Buddha ) vedranno Dio, o, peggio, che tale riuscita sia effettivamente impossibile. Naturalmente, non è così, il messaggio di Gesù infatti è un messaggio di speranza e non di disperazione.
Essere puri di cuore infatti non significa essere immaccolati e liberi dal peccato, ma vuol dire semplicemente, invece, riconoscere la contaminazione nel nostro animo, e quindi in quello del prossimo, con lo scopo di affrontarla, con l'autocritica nel primo caso, con la pratica dell'amore nel secondo. In questo senso, infatti, potremmo, muovendoci per una volta avanti nel tempo, parlare della psicologia freudiana come una vera e propria rivoluzione delle concezioni spirituali, ma meno avvertita storicamente, perché nessuno era stato, per questo, torturato e costretto ad abiurare: Galileo aveva infatti dimostrato l'esistenza delle macchie solari, e quindi " contaminazioni " delle sfere celesti, ma Freud aveva fatto qualcosa di più, dimostrando contaminazioni, e addirittura malattie, nell'anima stessa dell'uomo.
Inutile dire che Gesù lo sapeva già, e che se non ha parlato propriamente di inconscio, ha pur sempre sottolineato la necessità di battersi contro quella particella di Male che ognuno di noi porta dentro di sé, allo scopo di far crescere e prosperare, invece, quella del Bene. Insomma, avviciniamo il puro di cuore all'ingiusto e all'ignorante di cui abbiamo parlato poc'anzi, e riconosciamo con serenità e gioia che il puro di cuore non è chi abbia il cuore immaccolato ( il che, come abbiamo visto che come dimostra a sua volta la psicanalisi, è impossibile ), ma invece chi fa in modo che il bene trionfi nel suo animo, lasciando il male come residuo ripudiato e feccia sul fondo, perchè riconoscerne l'esistenza è il modo migliore per non attuarlo, né in piccolo, né in grande.

Beati quelli che predicano la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Vedremo che questo versetto entra in apparente contraddizione con l'ultimo, in cui si parla di insulti e persecuzioni contro coloro che seguiranno l'Insegnamento. In realtà, naturalmente, non è così. Entriamo in questa parte nell'insegnamento maggiormente " politico " di Gesù, dove il miglioramento morale deve essere messo a disposizione di un miglioramento sociale. In questo senso, dunque, predicare la pace in un mondo come quello antico, sconvolto da guerre senza fine, personali, sociali, civili, e tra le nazioni, significava esporsi ad attacchi ed offese molto gravi, come poi in effetti avvenne. Tuttavia, gi operanti per la pace avrebbero potuto riconoscersi riconoscersi come umanazioni di un messaggio di verità sociale, stante quanto abbiamo definito al commento del versetto n. 3, e in questo senso essi avrebbero potuto essere chiamati, o chiamarsi tra di loro " figli di Dio ". Ammetto in ogni caso che, di queste mie interpretazioni, questa mi sembra la più cedevole, e non convince molto neanche me. In ogni caso, rispondere a un soprannome è un fenomeno evidentemente terreno, inoltre, potrebbe addirittura corrispondere ad un codice segreto.

Beati i perseguitati per motivi di giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

Abbiamo visto come il regno dei cieli sia, di fatto, da considerare come un'iperbole, o un qualcosa di totalmente irraggiungibile, e quindi inesistente, se consideriamo che si parlava di " ereditare la terra " pochi versetti prima, ma questo sempre e comunque col beneficio del dubbio, che appartiene al ricercatore, se non anche all'uomo di fede. Ma allora, possibile che un Maestro come Gesù inviasse i propri discepoli verso persecuzioni ed attacchi pericolosissimi, senza alcuna speranza? No, la speranza vi era, e consisteva proprio nella mansuetudine, e in quella pratica del perdono e dell'amore persino contro il proprio nemico, ed il proprio persecutore, che, sul lungo periodo, avrebbe non permesso, ma dimostrato, che è il mansueto a ereditare la terra. Il martirio, infatti, è non solo un atto di coraggio, ma anche un atto di potere, sul quale si basò anche Gandhi, in una forma più morbida, per scalzare la dominazione inglese in India: infatti, il martire dimostra al suo persecutore che qualunque punizione infertagli non ha, sul suo animo, alcuna efficacia. In questo senso dunque è fondamentale il riconoscimento fatto da tutte le religioni, nonché da tutte le filosofie, della preminenza da ottenere dello spirito sul corpo, perchè il secondo è sempre e comunque soggetto agli attacchi del mondo, il primo può non esserlo.

Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perchè il vostro premio è grande nei cieli, poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.

Fondamentale la chiusura di questo Sermone, perché in essa tutta l'umanità, purché pratichi l'Insegnamento, viene di fatto elevato a quel rango di " scelti dal Signore ", che prima era attribuito esclusivamente ai profeti. Insomma, in questo senso, veramente nobilitante per l'uomo, potremmo considerare il premio nel regno dei cieli, ovverosia nel regno dello spirito, di cui Gesù parla. E in effetti, quale nobilitazione maggiore per l'uomo che quella di essere equiparato ad Elia od ad Isaia. Non solo, ma questa è una delle numerose aperture evangeliche alla concezione magica dell'Universo: - Se aveste tanta fede quanto un granello di senape, voi potreste fare cose anche più meravigliose delle mie. - Infatti, essere equiparati ai profeti significa anche la possibilità da parte dell'uomo di raggiungere i loro poteri spirituali, purché si persegua l'ideale della purezza del cuore, il quale, però, oltre ad essere praticamente irraggiungibile, come abbiamo visto, porterebbe anche ad insulti e persecuzioni, come in realtà avvenne, ma d'altronde, il martirio, visto come atto di potere, non è forse il più efficace degli atti magici, tale da cambiare una nazione, un mondo, forse persino la natura stessa dell'Universo. ( Nel dubbio, in ogni caso, io evito di farmi martirizzare, anche perchè altri ci hanno pensato prima di me ).

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