Molta gente si chiede quale possa essere il valore della filosofia oggi, qualora si riconosca che molto spesso essa, da Aristotele ad Agostino, dall'Aquinate a Hegel, sia stata usata per giustificare i reclami dei potenti, o, il caso del marxismo e non solo, per crearne di nuovi e giustificare le pretese di questi, spesso anche più esuberanti di quelle dei precedenti. Per non parlare dei numerosi strafalcioni, quando non si voglia proprio parlare di volontarie contraffazioni, presenti negli scritti della maggior parte dei filosofi, specialmente quando abbiano voluto occuparsi di materie scientifiche, questo, per non arrivare a considerare il potente rimprovero mosso da Albert Einstein verso la cultura dell' " a priori ". A maggior ragione, poi, quando la scienza sembra aver realmente distinto ciò che può essere compreso da parte dell'uomo, da ciò che non può essere raggiunto ( impresa, per altro, già tentata da Kant, e le cui conclusioni a proposito di spazio e tempo furono rovesciate proprio da Einstein nelle sue Teorie della relatività, in cui si dimostrava una volta per tutte che tempo e spazio sono un continuum oggettivo, e non categorie aprioristiche separate e soggettive determinate come rappresentazioni mentali: in ultima analisi, i ragionamenti di Einstein furono la più potente mazzata mai inflitta contro non solo la metafisica, ma lo stesso concetto di essa, tant'è che Albert Einstein prese il posto di Kant nell'immaginario collettivo come il più alto livello di intelligenza e di conoscenza dell'universo mai raggiunto dall'uomo ).
A tale proposito, non si obietterà che Newton fosse anche un acuto esegeta biblico, o che Leibniz, fondatore del calcolo infinitesimale assieme al primo, si occupò anche moltissimo di filosofia, ottenendone però in cambio numerose frecciatine da parte di Voltaire, come sa chiunque abbia letto il " Candido ", specialmente a proposito della sua dottrina del " migliore tra i mondi possibili ".
In realtà, le costruzioni filosofiche ci colpiscono, al di là del valore etico di esse, per la loro straordinaria compattezza, per il loro valore artistico, tant'è che non riesce difficile affiancare un'opera di Tommaso d'Aquino o di Arthur Schopenhauer ad un ritratto di Rembrandt, Rubens, o van Eyck, o ad una composizione musicale di Wagner o di Rossini, ed apprezzare, in ogni caso, le straordinarie simmetrie architettoniche ( più maggiormente del pensiero nel filosofo, dell'arcanicità nel musicista, di visualizzazione e riproposizione nel pittore ) presenti in esse.
In questo senso, mi riuscirebbe facile affiancare uno Hieronymus Bosch ad un Friedrich Wilhelm Nietzsche, soprattutto per l'impatto spirituale offerto da entrambi. In ogni caso, ciò potrebbe essere detto anche a proposito delle religioni.
Questo, a prescindere che la Wille " esista ", come la Sophia, la Purusha, il Nirvana, il Samsara, la Gnosi, etc. A tale proposito vediamo però riemergere, da Platone a Schopenhauer, dal Buddhismo alla Qabbalah allo Gnosticismo gli stessi concetti, a prescindere dall'epoca o dal luogo, e questo può essere il maggior contrassegno di quanto viene abitualmente chiamato " Illuminazione ", ossia il riconoscimento intuitivo e generale, inesprimibile, molto più che attraverso una concezione conscia, perché essa sfugge a quest'ultima , di una realtà fattuale extrafisica e indefinita, sostegno immateriale della materia, nella quale io ho riconosciuto il tempo che, intervenendo sopra di essa o in essa, dà di fatto origine e svolgimento ( e le due cose non sarebbero da considerare separate in due momenti diversi, ma paritetiche, e sono convinto che l'attuale esperimento sul Big Bang darà origine a considerazioni analoghe nel mondo scientifico, perché è mia ferma opinione che, radicandosi nella sua essenza naturale del tempo, l'universo rigeneri e ricordi costantemente se stesso ) al movimento senza di cui la stessa non sussisterebbe per sua stessa natura: nessun corpo, infatti, è in quiete.
martedì 11 novembre 2008
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