mercoledì 5 novembre 2008

Una tesi sull'Universo - IV - Definizione, origini, e funzioni della vita

In base a quanto emerso sinora, possiamo iniziare a concepire, e tentare di risolvere, il problema della vita, che definiremo come " una concrezione di agenti spaziali ( corpo ), e temporali ( anima ), finalizzata alla raccolta ed all'elaborazione di informazioni allo scopo principale di perpetuare se stessa. "
Nella realtà fisica, infatti, abbiamo strumenti precisi per misurare lo spazio, mentre dobbiamo ricorrere a strumenti correlati allo spazio per misurare il tempo; allo stesso modo, nella memoria possiamo quantificare con precisione il tempo richiesto per uno spostamento, ma non possiamo stabilire con esattezza la misura dello spazio percorso.
In questo caso, naturalmente, piuttosto che parlare di memoria, sarebbe stato più opportuno parlare di immaginazione, tuttavia, se è vero che non possiamo immaginare quanto non sia stato prima percepito, rimane opportuno definire l'immaginazione come " fruizione libera e creativa delle potenzialità mnemoniche ".
Se ne può arguire con assoluta certezza l'immortalità dell'anima: lo sviluppo della psicanalisi ha dimostrato che essa non è al di là di spazio, tempo e causalità come voleva Schopenhauer, la psiche è soggetta ad influssi più o meno efficaci in base ad eventi coinvolgenti i fenomeni spaziali, e di conseguenza è soggetta ad una causalità che ha come unico fattore quello temporale.
Tale dato, ammettendo che sia corretto, sarebbe sfuggito da sempre all'uomo a causa della difficoltà insita nel rientrare in una prospettiva essenzialmente temporale delle cose, nonché per la mancanza di una definizione concreta di esso e per la mancanza di una strumentazione che possa analizzare lo stesso per vie che non siano traverse: i sogni sono costruzioni essenzialmente temporali volte a risolvere le nevrosi, o perturbazioni causate dall'intreccio degli agenti temporali con gli agenti spaziali, riconciliandoli?
Stando così le cose, e se l'anima appartiene alla natura del tempo, siamo costretti ad abbandonare il bastione con tanta maestria costruito da Arthur Schopenhauer, e a dichiarare che essa è affine all'unico principio realmente metafisico coinvolto nella Natura dell'Universo, mai soggetto a cambiamento e sempre uguale a se stesso: il tempo, il che è come dire che l'anima è per sua natura immortale.
In questo senso dunque si riesce a comprendere la distinzione tra tempo soggettivo e tempo oggettivo, il tempo soggettivo appartiene all'anima nella sua essenzialità oggettiva, il tempo oggettivo appartiene all'universo così come soggettivamente percepito.
Si distingue, inoltre, una certa intercomunicazione tra i principi temporali e i principi spaziali dell'uomo, ad es. possiamo immaginare uno sgabello prima di costruirlo, secondo le nostre esigenze ed il nostro piacere: l'interazione tra memoria e realtà fisica, o se preferiamo, tra realtà e immaginazione, è conseguentemente molto prolifica, e costituisxce in ultima analisi il primo motore dell'attività dell'uomo nell'ambiente, che iniziò ad adoperarsi con l'uso del primo strumento, nonché una dimostrazione pratica dell'interscambio spazio-temporale.
Tuttavia, da questa definizione possiamo desumere, in base alla nostra osservaziond dell'Universo come Memoria di Dio, che, in questo senso, ogni cosa sia dotata di vita, che cosa cambia, allora, esattamente tra gli agenti che percepiamo ccoma animati, e gli agenti che percepiamo conme inanimati?
Facendo un confronto tra le strutture più semplici immaginabili, ovvero l'elettrone e l'organismo monocellulare, scopriremo che il primo è, in qualche modo, " agito " da un'informazione esterna, derivante dalla stessa natura delle cose, mentre la seconda agisce per lo più da un'informazione interna, corrispondente alle strutture interne del nucleo: con il proseguire dell'evoluzione, giungiamo all'uomo, il quale è sia agito dall'esterno ( destino ), sia capace di agire dall'interno ( libero arbitrio ), la qual ultima cosa gli permette di poter fare, in alcuni casi, qualche scelta di portata generalmente minima tale da condizionare il suo futuro, premettendo però che egli rimarrà comunque sempre avviluppato, man mano che la sua vita proseguirà, e che le sue scelte saranno compiute, nella ragnatela sempre più articolata del Karma ( ma di questo vedremo meglio in seguito ).
Qui scopriamo dunque quell'attività complessiva delle tre Forze che gli antichi riassunsero nel caduceo, il quale venne a coincidere con la struttura del DNA non perché questo fosse effettivamente conosciuto all'epoca dello sviluppo del simbolo, ma perché, data la dialettica stante alla definizione del mondo, esso non poteva che svilupparsi in quel modo: i serpenti che si fronteggiano stanno a significare le due forze attiva e passiva nel loro incontro, neutralizzato dallo scettro ( che, volendo, potremmo riconoscere come un altro serpente ).
A tale proposito, è opportuno sottolineare come le due forze, che si manifestino come elettrone o protone, energia o materia, corpo o anima, spazio o tempo, etc. sono di fatto sempre e comunque due manifestazioni opposte della stessa cosa, due facce della stessa medaglia. Insomma, l'Universo è costantemente in contraddizione con se stesso, ed i moti delle due forze servono a risolvere queste contraddizioni, tuttavia, non si escludono casi di conglagrazioni così devastanti da lasciare insolute le contraddizioni implicite nell'universo: il caso dei Buchi Neri, vere e proprie dimenticanze nella Memoria Divina. Questo stato di cose, unito alla natura esclusivamente temporale dell'anima, determina la natura, percepita come illusoria, del reale, insomma, l'illuminazione religiosa o percezione della transitorietà delle cose, nasce da un'immersione nell'esclusivismo temporale determinante l'essenza dell'anima, ed a sua volta, anche questa situazione contraddistingue una contraddizione che viene risolta per mezzo del corpo, e della sua caducità; si aggiunga che in questo caso non viene percepita l'azione delle due Forze, ma la contraddizione che sta alla base della loro attività.
Sembrerebbe dunque proprio questo il segreto del Santo Pentacolo, o Pentalpha dei Pitagorici, la stella che implica il moto dei Quattro Elementi ( o materia ), secondo la supremazia dello Spirito Immortale ( o tempo ), posto al di sopra di essi, vero e proprio simbolo della natura dell'Universo.
Una considerazione: dalla nostra trattazione risulterebbe che l'Assoluto sia privo di immaginazione, ma questo risultato è brillantemente contraddetto dal susseguirsi ininterrotto di nuovi sistemi solari e di nuove, e più evolute specie di vita, per quanto in tempi lentissimi: " Dio non gioca a dadi ", l'Immaginazione Divina non segue mai un corso libero, ma partecipa attivamente dell'architettura dell'Universo, potremmo quindi sostenere che Leibniz avrebbe detto giusto se avesse detto: " Questo è il più coerente dei mondi possibili " invece che " questo è il migliore dei mondi possibili ".
Ma allora, la definizione della vita sinora applicata, ossia in base alle funzioni dsi nascita, crescita, nutrimento, riproduzione, e morte, risulta incompleta, infatti, anche il fuoco, ad es. partecipa di queste funzioni, nasce da uno sfregamento, cresce in base al combustibile, di cui si nutre, si riproduce eventualmente in modo non diverso dalla cellula, e muore quando il nutrimento, o combustibile, finisce.
Ma, stanti le definizioni precedentemente tratte dalla nostra ricostruzione, possiamo notare che lo svilupo dell'anima coincide con l'acquisizione almenio potenziale delle informazioni, in altri termini, ciò che distingue quanto noi chiamiamo vita, da ciò che non lo è, è il fatto di avere un principio, sia pur minimo, di informazione interiore.
A questo punto potrebbe svilupparsi un'aporia, ovvero, se così fosse gli organismi monocellulari privi di nucleo dovrebbero conseguentemente essere privi di vita, ciò che, in effetti, non avviene, per affrontare questa problematica dobbiamo porci il problema dell'origine della vita.
I princìpi alla base dell'Universo devono essere semplici, perchè esso tende in ogni caso ad economizzare, inoltre, devono essere valevoli in ogni caso, di conseguenza, possiamo trovare un'analogia nello sviluppo evolutivo, laddove vediamo la vita dei cieli e della terra svilupparsi, dopo un passaggio anfibio, dalla vita dei mari. Non si può escludere un passaggio simile, che passi da costruzioni materiali fini a se stesse ( elementi ), fino a concrezioni dotate di una vitalità via via più complessa ed articolata, in questo senso, gli organismi monocellulari privi di nucleo potrebbero essere una sorta di anello di congiunzione tra questi, e le cellule che, invece, di nucleo sono dotate: in questo senso, dunque, lo sviluppo della vita potrebbe non essere riproducibile in laboratorio, o almeno non esserlo stato sinora, dacché un tale sviluppo richiederebbe la cottura all'athanòr della formazione dei sistemi solari: questa ipotesi pare favorita dai numerosi asteroidi riconosciuti come portatori di vita allo stadio elementare.
Vedremo come proprio questo processo porti ad una fondazione biologica della filosofia morale, ovvero, com'è possibile che lo sviluppo di un'informazione interna ( nucelo della cellula ) sia riconducibile ad un'informazione esterna ( attività dell'elettrone )? Ipotizzando l'essenza delle stesse come Forza Attiva e Forza Passiva, potremmo arrivare alla conclusione che, secondo periodi di tempo inversamente proporzionali alla semplicità delle strutture, una delle due forze si " indebolisca " e venga sostituita, nelle sue funzioni, dall'altra. Questa situazione corrisponderebbe ad una base fisica della teoria magica del " colpo di ritorno ", e darebbe un ulteriore contributo alla definizione della Wicca come " religione scientifica ".
Se i princìpi sono sempre gli stessi in qualunque manifestazione del cosmo, essi dovrebbero riprodursi anche nella storia umana, e infatti, l'Impero Romano venne costruito sulle spalle dei Barbari, ma, in ultimo, fu costretto a dissolversi sotto la le robuste spallate degli stessi.
Non diversamente, in ogni manifestazione storica, possiamo arrivare ad identificare questa manifestazione delle due polarità, che, per lo più, possiamo distinguere nel contrasto tra Oriente ed Occidente, o tra Nord e Sud del mondo.
Possiamo inoltre immaginare quanto questa teoria potrebbe favorire lo sviluppo di una pace mondiale, sia tra le nazioni, sia tra i popoli, sia tra gli individui: chi oserebbe infatti manifestarsi come aggressore, sapendo che ogni sua azione finirebbe presto o tardi per ritornargli indietro rinvigorita dalla dialettica delle tre forze?
In seguito, si tenterà di dimostrare come a questa legge corrispondente alla natura dell'Universo risponda necessariamente il concetto di reincarnazione, che sarebbe più opportuno chiamare reintegrazione, dacché, con ogni probabilità, le anime dei malvagi finiranno per ritrovarsi rinchiuse in sassi, minerali, etc. per molto, molto tempo, mentre le anime dei giusti parteciperanno delle più alte manifestazioni della Natura Divina, dacché la musica delle sfere è in realtà un canto di lode in nome dell'Assoluto.

Nessun commento: