Avvicinandoci alle battute conclusive di questa Tesi sull'Universo, proviamo ad afrontare la questione secondo un principio analogico.
Osservando il funzionamento dell'Universo coglieremo infatti una quantità di analogie che si ripercuotono così nel piccolo come nel grande, ad es., come gli elettroni tendono a vorticare attorno a un nucleo, così i pianeti compono le proprie traiettorie attorno ai soli, come il sangue ha il suo centro motorio nel cuore, così gli uomini tendono a raccogliersi in societa e nazioni attorno a persone che svolgono un ruolo a carattere maggiormente passivo, di supervisione.
Sarebbe improprio accennare qui maggiormente a queste corrispondenze, in quanto esse sono state lungamente e molto ben trattate nella disciplina della Qabbalah.
E' opportuno sottolinare quindi, in questo luogo, come la funzione dinamica di queste relazioni sia appropriatamente svolta dagli Dèi, sia nell'interiorità, anche spirituale, che nelle attività cosmiche. In questo senso, dunque, riferendoci all'astrologia, disciplina ormai accettata e considerata scientifica dalle più importanti Università europee, potremmo definire gli influssi planetari come risultanza delle corrispondenze della Memoria Divina, secondo un principio direzionale di cui si è parlato più volte nel corso dell'esposizione, e del quale farebbero parte, in ultimo, anche le forze gravitazionali, magnetiche, etc. Che risulterebbero essere altre espressioni dello stesso impulso matematicamente misurabili.
Ma per quale motivo alcune componenti della Memoria Divina ( la cui finalità ultima è quella di rispecchiare il funzionamento delle leggi naturali, o del Corpo Divino, facendo sì che di fatto il cosmo ricordi sé stesso ) sarebbero misurabili per mezzo del numero, ed altre no? Si cercherà di rispondere successivamente a questa domanda. Possiamo cominciare inoltre ad affrontare il problema degli altri strumenti di Divinazione: Tarocchi, Geomanzia, Esagrammi dell'I-King, etc. Accorgendoci facilmente di come gli antichi sapienti conoscessero molto bene non solo queste corrispondenze, ma anche il loro funzionamento: così, cercarono di riportarle mediante simboli che ne rispecchiassero le funzionalità cosmiche. Di conseguenza, il funzionamento degli strumenti divinatori dovrebbe, grosso modo, rispecchiare quello dell'astrologia oraria che, a sua volta, dovrebbe porsi come modello principe ( ed in tal caso pare appropriato rilevare come, presso i popoli antichi, l'astrologia fosse unanimemente apprezzata, mentre gli altri metodi divinatori cambiavano di luogo in luogo ). A causa del lavoro di trasformazione fatto per dare un'accessibilità, nonché una maggiore comodità e facilità di utilizzo, ai simboli degli strumenti divinatori, essi divennero via via meno sicuri e affidabili: proprio per questo si potrebbe costruire una graduatoria dell'affidabilità di essi, in base alla riuscita più o meno concreta della trasposizione in simboli delle potenze astrologiche.
A questo punto, vista la proprietà di utilizzo degli strumenti divinatori, e la consistenza mnemonica dell'Universo che pare di rintracciare, si potrebbe porre una domanda che ha imbarazzato per secoli generazioni di filosofi e di studiosi: predestinazione o libero arbitrio? Ad avviso di chi scrive, tolti i numerosi fattori di condizionamento sociale, nazionale, etc. presenti fin dall'atto della nascita, pare opportuno riconoscere una grande libertà dell'individuo al momento del vedere la luce, che diventa però, in modo più o meno percettibile, ma sempre più concreto, minore man mano che gli anni passano, non solo perché l'individuo, crescendo, si espone ad una quantità via via maggiore di condizionamenti da parte dell'ambiente in cui vive, ma anche perché tesse attorno a sé una rete di comportamenti, destinata in ogni caso ad imprigionarlo ancora di più, e che a sua volta è anche frutto delle influenze astrali e della predestinazione.
Facciamo l'ipotesi, ad es., di un trivio al quale giunga un viaggiatore: se si tratterà di un povero vagabondo, egli quasi naturalmente sceglierà la strada tale da portarlo alla città più grande e fornita di mezzi, in modo da trovarvi più facilmente assistenza e alloggio, se si tratta di un ricco uomo d'affati in vacanza, sceglierà probabilmente il villaggio più semplice e meno affollato, se non addirittura un monastero, per trovarvi conforto e ristoro dai suoi numerosi impegni e rwesponsabilità, mentre se si tratta di un esponente della classe media, raggiungerà probabilmente una città di media grandezza, laddove possa mettere mano ad una discreta attività lavorativa, senza essere eccessivamente pressato dalla concorrenza di attività molto grandi.
Tutto questo, naturalmente, a prescindere dal fatto che, nel corso del tempo, l'individuo in questione possa o aver dissipato un mastodontico patrimonio, oppure costruito con grande fatica una piccola fortuna. Di conseguenza, si potrebbe definire la situazione generalmente umana come di " libertà apparentemente assoluta, ma in realtà fortemente condizionata, ed inversamente proporzionale all'età raggiunta, da fattori sociali, nazionali, culturali, educativi, etc. la cui ultima derivazione sono fattori a carattere maggiormente planetario che personale. "
Il lettore accorto avrà sicuramente notato che, in base a questo sistema, la libertà dell'uomo è pressoché nulla, e conseguentemente i responsi dei sistemi divinatori tenderanno a dover essere affrontati con i mezzi che si hanno, ovvero o accettati nella loro interezza, oppure prendendo qualche piccola contromisura destinata ad agevolare la nostra situazione ( rimandando ad es. di una paio d'ore una trattazione o simili ).
Ma allora, qual è in tutto questo la funzione del sapiente, o Mago? Ricordiamo che Patone, ad es., o Socrate, o addirittura Mozart, assieme a molti altri genii che hanno influito straordinariamente sul percorso della storia umana, sono ricordati come Grandi Iniziati, eppure ci riesce difficile immaginarli muniti di una Bacchetta Magica ( a meno che non si voglia fare il caso dell'ultimo, con nella mano lo strumento di direzione dell'orchestra, e in quel caso il miracolo avveniva davvero! ) Perché? Per comprendere questa anomala situazione, parrà opportuno rivolgerci al concetto di sincronicità junghiana. Come sulle note di un pianoforte, infatti, si sale da ottave basse a ottave acute, così potremmo immaginare la struttura dell'atomo come quella delle note acute, e la struttura del sistema solare come quella delle note gravi, infatti l'Universo è un sistema di regole: nel " concerto " del cosmo, dunque, può essere che ci si imbatta in alcune note in ribattuto: poniamo l'esempio molto semplice di una persona che abbia sognato una giornata particolarmente soleggiata, poi esca di casa e veda un disegno raffigurante il sole, quindi tornando a casa senta qualcuno dire: - Oggi c'era veramente un bel sole. - E infine arrivato a casa qualcuno gli telefoni avendo deciso di parlargli dell'energia solare. Ecco un esempio pratico di osservazione delle straordinarie corrispondenze agenti nel cosmo, in questo caso, infatti, ci sarebbero tutti i presupporti per parlare di coincidenza significativa.
In realtà, molti che attraversano situazioni di questo tipo scoprono facilmente che, se hanno trovato un significato nella situazione, esso era probabilmente sbagliato, a addirittura ingannatorio, e rinunciano facilmente a cercarne uno la volta successiva, accontentandosi semplicemente della meraviglia che viene sempre indotta dalla coincidenza.
In realtà il significato degli eventi di questo tipo non pre essere personale, ma generale, ovvero si tratta di " confluenze " della Memoria Cosmica: per farla breve, non si tratta di momenti in cui qualche fattore oggettivo abbia voluto portare un messaggio di un qualunque tipo, ma di situazioni semplicemente ripetute. Non diversamente, vediamo " coincidenze " nel funzionamento del cosmo che chiamiamo, a seconda dei casi, eclissi, trigoni, etc. Ed anch'esse rispondono a criteri semplicemente meccanici, tuttavia, in ognuno dei due casi, presenti " come in alto così in basso " possiamo trovare una componente significativa appropriata, che nel caso degli astri, risponde ai criteri dell'astrologia.
Tornando invece ad argomenti più quotidiani, e fermo restando il discorso precedente sulla Divinazione, e quindi sulle facoltà percettive, non risulta difficile, infatti, immaginare che se l'individuo dell'esempio avesse compiuto al mattino un Rituale di Invocazione delle Potenze Solari, volto allo scopo di ottenere, ad es., insegnamenti sull'energia solare, avrebbe potuto andare a dormire sicuro dela riuscita della sua operazione.
Insomma, il potere e l'efficacia del Rituale non sono fini a se stessi, ma consistono proprio nell'entrare a far parte di quella catena di coincidenze significative già predisposte per conto loro dalla natura dell'esistenza, e sicuramente non hanno niente a che spartire con la figura del Mago, tant'è che egli massimamente riuscirà semmai a sviluppare le proprie sensibilità e percettività, caratteri propriamente facenti parte della natura dell'inconscio e dell'Anima, e quindi squisitamente femminili.
Insomma, la Magia è arte del paradosso, e il Mago è colui che segue la via del filosofo antico, o del sacerdote egizio, ivi naturalmente inclusa una costante ed irrefrenabile ricerca della sapienza e della felicità, finché non ci si accorge che, di fatto, le due cose coincidono.
Ma allora, dirà il lettore scettico, a che serve il Rituale, non se ne poteva anche fare a meno, e accontentarsi delle altre coincidenze che avrebbero comunque portato autonomamente al risultato voluto? Ma, in realtà, è proprio questo iil punto, il Mago non prende il controllo assoluto della propria esistenza, il che, come abbiamo visto precedentemente, è marcatamente impossibile, ma preferisce comunque compiere lo sforzo di provarvisi, come asserzione di un bisogno e di libertà assoluta contro la costrizione determinata dal Fato. Inoltre, si potrebbe quasi dire che il Rituale presupponga le altre coincidenze, così come le stesse lo presuppongono, ed è giocoforza parte integrante dello svolgersi della situazione secondo l'integrazione nella Mnemotecnica Divina di cui molto si è parlato nel corpo dell'opera, riassunta nel motto: - Ciò che è in alto è come ciò che è in basso. -
In altri termini, la Magia è Scienza Prometeica dell'Umiltà in modo categorico e rigoroso, proprio per questo occorre diffidare delle palandrane e degli atteggiamenti altisonanti! Il Mago sa che i suoi sforzi verranno premiati proprio per l'autonomia delle circostanze esterne, e non perché egli abbia qualche potere o influsso sopra di esse. Egli agisce nell'ambito dei processi e delle leggi naturali, e non si muove mai contro di esse, o al di sopra delle stesse.
mercoledì 5 novembre 2008
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